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Quanta gente comunque ci sarà che si accontenterà. C’è chi dice no!


Roberta Soru - 16 Novembre 2016 - 0 commenti


Non sono una fan di Vasco, ma mai testo fu tanto proverbiale per scrivere questo post!

Perché rifiutare un incarico fa bene a noi e al nostro lavoro

Dire a un cliente che non si può o non si vuole aiutarlo è difficile e a volte faticoso, va contro la natura istintivamente sociale del libero professionista, che vuol essere accettato e gratificato per il buon lavoro che compie e, in un certo senso, è orientato ad accontentare le richieste che gli vengono fatte.

Il problema più grande nel dire No, è il timore di perdere un lavoro e il relativo guadagno

Ma cosa può accadere realmente? La paura di dire No fa accettare progetti di poco valore che fanno perdere tempo e che comporteranno il più delle volte uno scarso guadagno.

Prima di dire No, pianificare tutto

Prima di decidere se accettare o meno un progetto, è necessario avere un’idea del tipo di impegno e di quanto tempo ci vorrà per portarlo a termine. Creare un piano di lavoro, elencare i vari step progettuali, aiuta ad avere una visione chiara e precisa del tutto.

Una volta fatto questo, si potrà avere un’idea di cosa si sta per affrontare, ma prima di accettare l’incarico, è utile e importante posi alcune domande fondamentali:

Ho il tempo di occuparmi di questo progetto? È un progetto interessante o coinvolgente? Quanto viene pagato? Ci sono dei vantaggi? Il committente è un potenziale buon cliente? Il lavoro darà un valore aggiunto al portfolio?

La percentuale di risposte positive è determinante per la scelta; se le risposte alle domande sono per lo più negative, è il caso di declinare l’offerta.

C’è chi dice no: come farlo

Bisogna ricordarsi che No è un’affermazione chiara e concisa. Molti pensano che dire No sia sgraziato e poco cortese, ma in realtà è un gesto onesto che dimostra sincerità e correttezza.
Pensiamo a quanto sia maggiormente rispettoso mantenere un comportamento sincero piuttosto che accettare un impegno che si seguirà malvolentieri. Soprattutto quando ci si relaziona con un cliente, bisogna essere corretti, per potergli dedicare la giusta attenzione e il tempo adeguato.

Quando si rinuncia a un lavoro, che sia tramite e-mail, per via telefonica o di persona, l’importante è farlo in maniera semplice e chiara, con la giusta educazione e il doveroso rispetto.
I clienti rispetteranno e valorizzeranno maggiormente il nostro tempo e il nostro lavoro perché saremo noi i primi a farlo.

Pensare al business

È fondamentale prendere il rifiuto come una svolta positiva del lavoro e non come un’occasione persa. Il tempo che si sarebbe dovuto dedicare a seguire un progetto poco gratificante o un cliente rognoso, lo si può investire nella ricerca di collaborazioni più proficue oppure nel migliorare le proprie competenze professionali. Ricordiamoci sempre infatti, che un libero professionista è l’imprenditore di se stesso.

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